In molte città i lavoratori non possono permettersi la casa a causa dei salari da fame. Per Confindustria il problema ovviamente non sono i salari da fame, ma il mito della casa di proprietà che limita la mobilità lavorativa. Problema che vorrebbe risolvere attraverso la realizzazione di orribili quartieri dormitorio con micro abitazioni da affittare ai lavoratori. Il tutto utilizzando i risparmi dei cittadini.-------------------------------------------🔴 Il nostro Statuto fronteperlasovranitapopolare.it/statuto/🔴 Il nostro Manifesto fronteperlasovranitapopolare.it/manifesto/🔴 Per diventare soci fronteperlasovranitapopolare.it/tesseramento-online ... Vedi altroVedi meno
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9 NOVEMBRE 1989: LA CADUTA DEL MURO E L'INIZIO DELLA FINE35 anni fa cadeva il muro di Berlino. Non si trattò di una riunificazione, ma di un'annessione come ha spiegato Vladimiro Giacché nel suo Anschluss. Un'annessione che comportò la totale e rapidissima deindustrializzazione dell'Est, l'aumento dell'emigrazione da Est a Ovest e un enorme divario occupazionale e salariale che persiste tutt'oggi tra lavoratori dell'Est e dell'Ovest. Una storia che assomiglia tanto, troppo, a quella dell'Unione Europea e dell'Eurozona.Tuttora sussistono delle marcate differenze sotto il profilo economico e sociale tra l’ex Germania Ovest e l’ex DDR: basti pensare che un lavoratore dell’Est riceve uno stipendio pari a circa il 70% di un lavoratore dell’Ovest (circa 13.000 euro in meno l’anno) e che la disoccupazione è tuttora superiore del 50% circa rispetto a quella dell’Ovest (e nonostante un’emigrazione che ha interessato milioni di cittadini della ex Germania Est). Molte città e paesi, soprattutto nelle aree rurali, si sono spopolati. Una ricerca dell’istituto di ricerca tedesco Ifo di qualche anno fa ha reso noto che, mentre la parte occidentale della Germania ha oggi più abitanti di quanti ne abbia mai avuti, la parte orientale è tornata ad avere gli abitanti che aveva nel 1905. Queste differenze si riflettono anche in un voto molto differente da quello espresso nei Länder dell’Ovest, e che penalizza in particolare i partiti di governo (basta vedere il successo di AfD E BSW delle recenti elezioni).Un sondaggio ha evidenziato che i cittadini dell’Est si sentono cittadini di serie B. È difficile dar loro torto. Ma soprattutto, col passare del tempo, è sempre più difficile addebitare quelle differenze a “quello che c’era prima”. Non soltanto perché dalla caduta del Muro sono ormai passati 35 anni e perché Kohl aveva promesso “paesaggi fiorenti” all’Est in due-tre anni. Ma per un motivo più sostanziale: perché gran parte del fossato che non si chiude tra Est e Ovest è stato scavato con l’unificazione, per il modo in cui essa è stata realizzata. L’unificazione politica è del 3 ottobre 1990. Era stata preceduta, il primo luglio 1990, da un’unione monetaria affrettata e mal congegnata. Affrettata, perché avveniva in assenza di una convergenza economica (per questo motivo gli stessi esperti economici del governo di Bonn l’avevano sconsigliata); all’obiettivo politico di “fare presto”, di giungere quanto prima possibile all’unità politica tra le due Germanie, veniva di fatto sacrificata la possibilità di un’unione economica più equilibrata e meno traumatica per le regioni dell’Est.Ad aggravare le cose, l’unione monetaria è stata anche mal congegnata: infatti essa stabiliva un cambio alla pari tra due monete tra le quali i rapporti di cambio a fine 1989 erano regolati secondo un rapporto di 1 a 4,44 (ossia, 1 marco ovest equivaleva a 4,44 marchi dell’est). Apparentemente, si trattava di un regalo ai consumatori dell’Est. In realtà rappresentò la rovina per le imprese dell’Est, in cui prezzi conobbero automaticamente un aumento del 350%. Il risultato fu l’immediato crollo della produzione industriale dell’Est (-35% nel solo mese di luglio 1990), licenziamenti di massa e il fallimento di fatto di gran parte delle imprese della Germania Est. Queste imprese furono poi tutte privatizzate nel giro di pochi anni a prezzi irrisori, o semplicemente liquidate, da un organismo, la Treuhandanstalt, che operò in modo a dir poco discutibile. Il risultato fu in ogni caso un processo di deindustrializzazione senza precedenti in Europa, le cui conseguenze si continuano a pagare oggi. Anche in termini politici.Si sapeva che sarebbe andata così, scrive Schauble. Il 17 aprile del 90 incontrarono, lui e Hans Tietmeyer - uno dei negoziatori dell’unione monetaria per la Germania ovest e anche per i rapporti di cambio all’interno nell’euro - Lothar de Maizière «A Lohatr era ben chiaro esattamente come a Tietmeyer e a me ,che con l’introduzione della moneta occidentale le imprese della DDR non sarebbero più state in grado di competere».Tra il 1989 e il 1991 il PIL della ex DDR crolla del 44%. In Grecia il crollo del PIL è stato del 26% in più anni.Crolla del 65% la produzione industriale e crollano le esportazioni. La Germania Est era uno dei Paesi più avanzati del blocco socialista con tre mercati: quello interno, il mercato occidentale e quello dei Paesi dell’Est.Con l’introduzione del marco ovest le imprese persero tutti e 3 quei mercati. Le merci dell’Ovest erano più competitive nel mercato interno.4 milioni di persone sono scappate dall’est all’ovest, mentre solamente 1,5 dall’ovest all’est. 1 milione e 800milla disoccupati.Ancora oggi un abitante dell’est ha il doppio delle possibilità di essere disoccupato rispetto a un cittadino dell’ovest e se lavora guadagna circa il 70% di un lavoratore dell’ovest.Il valore iniziale della Treuhandanstalt fu stimato in 600 miliardi di marchi dell’ovest, numeri di 35 anni fa. Non solo non si vide l’ombra di quei 600 miliardi, ma a fine svendita l’ente vantava un buco superiore ai 250 miliardi di marchi. Tutte imprese in difficoltà a causa della rivalutazione estrema della moneta. Vengono privatizzate con criteri abbastanza bizzarri.Per esempio si decise che non avesse senso salvare quelle imprese che esportavano verso i Paesi dell’est. Privatizzato in maniera rapida e poco trasparente. Molte imprese furono vendute al prezzo simbolico di 1 marco. Al fianco del quale vennero spesso corrisposti cospicui aiuti di Stato per mantenere i livelli occupazionali. Cosa che non avvenne Di 4 milioni e 100mila ex impiegati delle imprese dell’Est, dopo il periodo 90 e il 94, ne restarono soltanto 100 mila. Più di 7.100 aziende furono cedute a prezzo di favore agli amici imprenditori dell'Ovest. Milioni di marchi persi per la Germania dell'EstUn pezzo del Paese divenne così strutturalmente dipendente da quello più industrializzato. Bisogna finanziare i consumi. Dare un reddito a chi non ha più un lavoro. Con i trasferimenti fiscali. Ancora oggi poco meno della metà della popolazione della Germania est ha il grosso della sua base reddituale derivante da questi strumenti. Secondo alcune stime ci vorranno ancora 30 anni affinché l’Est raggiunga le condizioni dell’Ovest, per altre ce ne vorranno 100, mentre per un giornalista tedesco, sul FT, 320 anni.Il mezzogiorno era lo spettro dell’unificazione, il rischio della mezzogiornificazione dell’Est. Alcuni economisti tedeschi sono giunti ad affermare, come Thomas G. Betz, che «il concetto di mezzogiorno per l’Est della Germania è un complimento immeritato».In effetti il Sud dell’Italia ha un deficit commerciale rispetto al Nord del 12,5%, mentre l’Est della Germania del 45% rispetto all’Ovest. Un valore che resta un punto di riferimento in quanto nella storia non ci sono esempi di una situazione comparabile.Il 47% degli adulti della Germania dell’est sopravvive prevalentemente grazie all’assistenza sociale.Un insegnamento importante di questa triste storia è che la moneta non è mai soltanto una moneta. Ogni moneta incorpora un sistema giuridico. È un metodo di governo.La storia dell’annessione dell’ex Germania dell’Est ha delle evidenti similitudini con la storia dei Paesi periferici dell’Unione Europea e dell’Eurozona. La storia dell’Italia degli ultimi 30 anni ricorda tristemente quella dell’ex DDR. Anche in questo caso, si sapeva come sarebbe andata a finire. Con la progressiva deindustrializzazione dei Paesi annessi.[nella mappa la distribuzione delle sedi della compagnie tedesche in Germania]-------------------------------------------🔴 Il nostro Statuto fronteperlasovranitapopolare.it/statuto/🔴 Il nostro Manifesto fronteperlasovranitapopolare.it/manifesto/🔴 Per diventare soci fronteperlasovranitapopolare.it/tesseramento-online ... Vedi altroVedi meno
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IN MEMORIA DI ENRICO MATTEIIl 27 ottobre 1962 veniva assassinato Enrico Mattei. Una piccola carica di tritolo venne piazzata sull’aereo che lo stava portando dall’aeroporto di Catania Fontanarossa a quello di Linate.Venne assassinato con la complicità di uomini di Stato italiani e su mandato di un Paese tra Regno Unito, Stati Uniti e Francia.Quando nel 1945 gli venne affidata l’AGIP per liquidarla regalandola ai privati, si oppose. Non solo mantenne l’AGIP un’azienda di Stato, ma nel 1953 creò l’ENI.Permise all’Italia di diventare una protagonista dell’energia a livello mondiale perseguendo la sovranità energetica del Paese che si sentiva onorato di servire.Si schierò, in Africa e Medio Oriente, sempre dalla parte delle popolazioni oppresse dal colonialismo occidentale traendone al contempo grandi vantaggi per l’Italia.Rifiutò di fare cartello con le 7 sorelle che volevano aumentare i prezzi energetici per aumentare i profitti sulle spalle dei cittadini.Stipulò contratti con i Paesi africani e medio-orientali trattandoli sempre come partner alla pari.Strinse accordi con Iran, Libia, Egitto, Giordania, Tunisia, Libano e Marocco.Nel 1960 volò in Unione Sovietica per stringere accordi commerciali.Grazie a lui abbiamo avuto benzina, gas e petrolio ai prezzi migliori di tutta Europa.In un cablogramma dell’intelligence inglese dell’agosto del 1962 (pochi mesi prima del suo omicidio), viene riportata una conversazione con un politico italiano in cui disse «Ci ho messo 7 anni per condurre il Governo italiano verso una apertura a sinistra. E posso dirle che mi ci vorranno meno di 7 anni per far uscire l'Italia dalla NATO e metterla alla testa dei Paesi neutrali».L’intelligence americana lo riteneva un pericolo mentre la stampa a stelle e strisce lo chiamava traditore.Venne minacciato di morte dall’OAS, un gruppo paramilitare francese di estrema destra contrario all’indipendenza delle colonie africane e finanziato dalla Cia in chiave anti-comunista.Aveva nemici all’interno delle massime cariche italiane. Anche nel mondo cattolico da cui proveniva. Come Giulio Andreotti, all’epoca ministro dell’interno, e Don Sturzo, braccio politico-ecclesiale americano in Italia.Aveva nemici dentro l’ENI. Il braccio destro di Mattei all’ENI, Eugenio Cefis, ex ufficiale del Sim (Servizi informazione militare) che aveva rapporti con l’Oss durante la guerra e con la Cia successivamente. Venne cacciato dallo stesso Mattei pochi mesi prima della sua morte. Ne divenne però presidente subito dopo il suo assassinio.La sua morte è costellata di omissioni e misteri.Come l’intervista del contadino Mario Ronchi rilasciata a RaiUno in cui dichiarava di aver visto e sentito un’esplosione in cielo prima dello schianto dell’aereo su cui viaggiava Mattei. Intervista il cui audio venne cancellato. Dichiarazioni che vennero ritrattate dallo stesso Ronchi assunto poi dall’Eni di Eugenio Cefis (che diede lavoro anche alla figlia).Come la morte del giornalista Mauro De Mauro inviato in Sicilia dal regista Francesco Rosi per ricostruire gli ultimi giorni di vita di Enrico Mattei.Come la morte di Pier Paolo Pasolini che stava lavorando a un romanzo, “Petrolio” in cui parlava dell’ENI, della morte di Mattei, della scalata al potere del suo successore Eugenio Cefis e della politica italiana fino alla metà degli anni SettantaNelle conclusioni al processo che sancì al di là di ogni ragionevole dubbio che quello di Enrico Mattei fu un omicidio, l’allora PM di Pavia, Vincenzo Calia, scrisse "la programmazione e l'esecuzione dell'attentato furono complesse e comportarono [...] il coinvolgimento di uomini inseriti nello stesso ente petrolifero e negli organi di sicurezza dello Stato con responsabilità non di secondo piano".«Non voglio essere ricco in un Paese povero».Enrico Mattei era un patriota, era un cattolico ed era un socialista.Venne ritenuto colpevole di perseguire la sovranità italiana e di combattere il colonialismo occidentale trattando i Paesi africani e medio-orientali come partner commerciali alla pari.Per questo venne assassinato dai nemici dell’Italia, interni ed esterni.-------------------------------------------🔴 Il nostro Statuto fronteperlasovranitapopolare.it/statuto/🔴 Il nostro Manifesto fronteperlasovranitapopolare.it/manifesto/🔴 Per diventare soci fronteperlasovranitapopolare.it/tesseramento-online ... Vedi altroVedi meno
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Di Riccardo PaccosiDALLA PAURA DELLE ALLUVIONI ALLA PAURA DELLE "SOLUZIONI" Ieri notte, mentre guardavo in semi-diretta le immagini dell'alluvione, dopo un po' ho cominciato ad avvertire un senso di timore: non solo per l'alluvione in quanto tale, ma anche pensando al modo in cui media e politica avrebbero strumentalizzato l'accaduto in favore della retorica intorno alla green-sostenibilità. Infatti, fin da subito sono comparsi online interventi all'insegna dello sciacallaggio ideologico, ovvero volti a colpevolizzare non già gli amministratori del territorio, non già le aziende multinazionali, bensì i semplici cittadini. Infatti, la narrativa neoliberista pitturata di verde che va avanti dal 2019 - anno in cui i potenti di Davos hanno lanciato la figurante Greta Thunberg - è tutta incentrata sulla colplevolizzazione del popolo e della classe media che, secondo tale visione, si riscaldano troppo, mangiano troppo, viaggiano in aereo troppo. L'intensificazione dello sfruttamento delle risorse dovuto a un'economia globalizzata e fondata sulla competizione internazionale, ovviamente, non risulta sfiorata neppure di striscio dalla retorica ambientalista del ceto padronale: come potrebbe, del resto?Così come nel 2011 non ero un esperto di spread finanziari, così come parimenti nel 2020 non ero un esperto di virologia, allo stesso modo oggi non sono un esperto di climatologia.Sono esperto di politica quel tanto che basta, però, per intuire che stati d'emergenza leggibili esclusivamente tramite discipline scientifiche specialistiche, consentono al potere di imporre la propria narrazione in quanto la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica non può possedere gli strumenti cognitivi per metterla in dubbio. Oggi, infatti, la comunità scientifica reale risulta divisa sull'argomento del riscaldamento climatico e sulle sue eventuali cause. Questo significa che non sussiste un'unica verità scientifica, ma soltanto un'unica verità istituzionale che si auto-qualifica come scientifica potendo contare sul supporto di un'ampia parte di quegli specialisti che dalle istituzioni sono pagati. Ma il punto cruciale, in fondo, non è nemmeno questo.Se anche la teoria del cambiamento climatico e delle sue cause antropiche fosse integralmente veritiera, infatti, non avrebbe ugualmente senso negare la valenza ideologica delle soluzioni che le èlite politico-finanziarie propongono.Pensare di diminuire drasticamente le coltivazioni e gli allevamenti promuovendo al contempo l'entomofagia, imporre ristrutturazioni green alle abitazioni con costi che potrebbero portare sul lastrico milioni di piccoli proprietari di case: tutte queste cose non sono soluzioni tecniche, bensì strategie politiche; ovvero l'ennesimo capitolo di quella guerra mossa dai governanti contro i propri popoli, finalizzata a estromettere milioni di persone dal ceto medio. ... Vedi altroVedi meno
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UNA DELLA PAGINE PIÙ NERE DELLA STORIA D’ITALIA“«L’Italia non aveva più soldi. Non avevamo niente. Niente». Andrea Monorchio smette di parlare, china il capo e chiude gli occhi. E in quel momento di raccoglimento rivede il baratro in cui stava per precipitare il Paese nell’estate del 1992. Per chi è Ragioniere generale dello Stato ed è chiamato a gestire le risorse dello Stato, il fallimento dello Stato rappresenta il fallimento di sé stesso. «E sapere che l’Italia rischiava di non poter pagare stipendi, pensioni e titoli pubblici era un’idea inaccettabile».”Inizia così l’intervista sul Corriere della Sera ad Andrea Monorchio, ragioniere generale dello Stato dal 1989 al 2002.Peccato che il racconto sia, se non completamente, quasi del tutto sbagliato.L’Italia non rischiava il fallimento. L’Italia ha attraversato una pesante crisi dovuta all’insensata scelta di “proteggere” il cambio fisso, cioè l’adesione allo SME (il sistema monetario europeo, antesignano dell’euro), al mancato intervento di Bankitalia (figlio del divorzio del 1981) e alla scelta della Germania di non mantenere la parola data intervenendo in favore della Lira (un altro modo di far pagare ai Paesi europei la riunificazione tedesca).Ricordiamo qualche data importante per capire meglio la crisi del 1992.Nel 1979 l’Italia aderì al Sistema Monetario Europeo, un sistema di cambi fissi che può essere considerato il padre putativo della moneta unica.Nel 1981 avvenne il divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro per impedire alla Banca Centrale italiana di comprare titoli di stato e di finanziare direttamente le casse del Tesoro. Il divorzio avvenne con un semplice scambio di lettere tra l’allora ministro del tesoro, Beniamino Andreatta, e dell’allora governatore di Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi senza avere mai una vera legittimazione politica.Nel 1989 ci fu la caduta del muro di Berlino che portò da lì a poco alla riunificazione tedesca (più un’annessione come spiegato bene da Vladimiro Giacché nel suo Anschluss). La Bundesbank, la banca centrale, aumentò la stretta monetaria e i tassi di interesse contravvenendo agli accordi di sostenere il tasso cambio del marco mettendo così in crisi molti Paesi europei (tra cui l’Italia) che furono colpiti da fenomeni di fuga di capitali (verso la Germania) e di austerità in una fase di rallentamento dell’economia. Facendo così pagare anche i partner europei la riunificazione tedesca.Nel 1990 vennero completamente liberalizzati i movimenti di capitali (portando a termini un processo iniziato 2 anni prima, nel 1988) e l’Italia aderì alla banda stretta di oscillazione dello SME (il cosiddetto SME credibile) che comportava l’ulteriore stretta sulla fluttuazione del cambio.Torniamo al racconto di Monorchio. Un racconto, dicevamo, “se non del tutto sbagliato, quasi niente giusto” (parafrasando la celebre strofa de Il Bombarolo di De André).E infatti, smentendo sé stesso, più avanti ricorda «Da settimane la lira era sotto attacco speculativo. I mercati ci avevano abbandonato. E i tedeschi completarono l'opera: la Bundesbank annunciò che non ci avrebbe più sostenuto. Carlo Azeglio Ciampi, che allora era governatore di Bankitalia, provò per mesi a difendere la permanenza della lira nel Sistema monetario europeo, prima di essere costretto a mollare».L’attacco speculativo contro la Lira di George Soros fu possibile grazie alla libera circolazione dei capitali e all’adesione allo SME.La difesa, insensata e inutile, del cambio fisso da parte di Ciampi ci costò tra giugno e settembre 43 miliardi di dollari di riserve valutarie (quasi 100 miliardi di dollari di oggi).La fuga di capitali pari fu di 25.900 miliardi di lire (circa 24 miliardi di dollari dell'epoca, quasi 50 miliardi attuali).Arrivò poi la notte del 10 luglio. Quando l’allora presidente del consiglio, Giuliano Amato, e il Ministro delle Finanze, Giovanni Goria, decisero segretamente di prelevare il 6 per mille dai conti correnti degli italiani e di imporre un’imposta straordinaria sugli immobili pari al 3 per mille della rendita catastale rivalutata (imposta che invece venne resa permanente diventando l’ICI). Di quella decisione non c’è traccia neanche nei verbali desecretati della riunione. Prelievo sui conti correnti e ISI costarono agli italiani 11.500 miliardi di lire (circa 12 miliardi di euro di oggi).Nel decreto legge 133 dell'11 luglio 1992, oltre al prelievo forzoso sui conti correnti e all’imposta straordinaria sugli immobili, vennero inseriti l’aumento dell’età pensionabile, la patrimoniale sulle imprese, l’introduzione dei ticket sanitari, la tassa sul medico di famiglia e l pari al 3 per mille della rendita catastale rivalutata.Questa manovra lacrime e sangue, vale la pena ribadirlo, non venne fatta per necessità. Venne fatta per ideologia. Venne fatto per una fede irrazionale nel vincolo esterno. Non a caso venne fatta nell'anno più nero della storia recente di questo martoriato Paese, il 1992. Quello di Maastricht, del Britannia, di tangentopoli e degli omicidi di Falcone e Borsellino.-------------------------------------------🔴 Il nostro Statuto fronteperlasovranitapopolare.it/statuto/🔴 Il nostro Manifesto fronteperlasovranitapopolare.it/manifesto/🔴 Per diventare soci fronteperlasovranitapopolare.it/tesseramento-online ... Vedi altroVedi meno
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